Una specifica connessione rinforza la memoria della paura

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 03 dicembre 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’equilibrio psichico di una persona può essere fortemente influenzato dal formarsi e consolidarsi di memorie traumatiche. È importante in proposito – come sottolinea spesso il nostro presidente – comprendere che tali memorie non sono dei ricordi spiacevoli, sgradevoli o spaventosi, ma condizionamenti funzionali, ovvero memorie di funzionamento. In altri termini, il sistema nervoso centrale in questi casi ha appreso un modo potenzialmente patogeno o francamente patologico di funzionare.

Questo punto richiede una breve precisazione.

Tutti noi conosciamo bene il meccanismo fisiologico della risposta a corto circuito detta di “attacco o fuga” (fight or flight reaction) e tendiamo a considerare le condizioni dell’esperienza umana che inducono una risposta da stress così radicale ed intensa da far pensare a questa reazione tipica dell’animale, come circostanze in cui si esprime temporaneamente una potenzialità fisiologica in una forma totalmente reversibile. In altre parole, come nel caso di uno spavento per un improvviso rumore che, dopo averci fatto sobbalzare, non lascia alcuna traccia.

Se l’esperienza ha i caratteri del vissuto traumatico, non si verifica però una semplice risposta limitata alla reazione reversibile, ossia alla temporanea entrata in funzione dei sistemi dello stress, ma accade qualcosa di più: si alterano gli equilibri molecolari, cellulari e di sistema che mantengono normalmente repressa questa funzione “straordinaria”. Può così determinarsi l’attivazione cronica, più o meno evidente nei suoi effetti, perché varia dal livello sotto-soglia al livello di ansia libera e intensa, di parti o sotto-sistemi dello stress che siamo abituati a considerare e studiare nella paura indotta sperimentalmente.

Per tali ragioni, gli studi che fanno luce sui processi alla base del rafforzamento di memorie legate ad esperienze minacciose sono importanti per la psicopatologia tanto quanto lo sono per la fisiologia.

Xiaojing Ye, con Cristina Alberini ed altri colleghi, hanno identificato in una connessione diretta dall’ippocampo dorsale alla corteccia prelimbica, e in un particolare meccanismo molecolare, la base del rafforzamento di memorie dell’esperienza di paura indotta sperimentalmente.

(Ye X., et al. Direct dorsal hippocampal-prelimbic cortex connections strengthen fear memories. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/nn.4443, 2016).

La provenienza degli autori è la seguente: Center for Neural Science, New York University, New York (USA).

La capacità di regolare il rafforzarsi e il consolidarsi di memorie di esperienze minacciose ha un’importanza critica per la salute mentale di ciascuno di noi e la sua compromissione, con conseguente de-regolazione, può essere causa di disturbi psicopatologici.

Una nuova esposizione al contesto in cui una minaccia è stata esperita può avere l’effetto sia di accrescere la reazione di paura, sia di ridurla, attraverso due distinti e concettualmente opposti processi, rispettivamente definiti riconsolidamento ed estinzione.

Ye e colleghi, impiegando un modello sperimentale di rinforzo della memoria dipendente dal contesto nel ratto, hanno rilevato l’accrescersi di forza della memoria attraverso l’attivazione di proiezioni dirette dall’ippocampo dorsale alla corteccia prelimbica. Tale processo si verificava con l’attivazione di un particolare meccanismo molecolare nella stessa regione corticale, verosimilmente specifico e non richiesto per il processo opposto, cioè per l’estinzione della paura.

In particolare, i ricercatori hanno rilevato che l’espressione sostenuta del BDNF nei neuroni della corteccia prelimbica era richiesta per il consolidamento della memoria, mentre la rievocazione impiega il BDNF della stessa struttura corticale per regolare le proteine sinaptiche eccitatorie e inibitorie, neuroligina 1 e neuroligina 2, che promuovono il rafforzamento della memoria e inibiscono l’estinzione.

I risultati di questa sperimentazione indicano che il rafforzamento della memoria della paura, mediato dalla rievocazione indotta dal contesto, deriva dall’azione concertata di meccanismi che rinforzano la memoria attraverso il consolidamento e sopprimono l’estinzione.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-03 dicembre 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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